Testo di Riccardo Barletta, Milano, 1985.

“Disegni, acquaforti, puntesecche”

[….]Il fatto è che qui non ha campo una “percezione ottica”, bensì una “percezione interiore”. Il segno grafico è dettato come in un transfert da un segno psichico; la forma naturale diventa una metafora di stati d’animo, di volizioni, di proiezioni, di aneliti, di prigionie, di desideri. Una natura, dunque, che se apparentemente mantiene sembianze riconoscibili, al di dentro, dove l’anima circola senza materia, diventa null’altro che un labirinto.

Non però un labirinto spaventoso o cattivo. Un labirinto pieno d fragranze, di emozioni, di trasparenze, di deliziosi anfratti. Silvana Martignoni come Cappuccetto Rosso ama perdersi in questo bosco di meraviglie. Il suo sentimento oscilla: malinconie, slanci, stupori, svagamenti. Nonostante la giovane età il segno è molto sicuro, la visione sempre controllata, garbo e gentilezza nel porgere sono sempre presenti.

[….]E’ particolarmente l’arte giapponese, ma senza trascrizioni letterali o vere e proprie citazioni, il modello cui tende. Una dimensione di incorporeità, di rarefazione, di lirismo aereo, di musica dei sentimenti, di integrazione panica. Una poetica di trasfigurazione naturale; nel contempo una poetica di ricerca di un “sublime” psicologico.